Una dimenticanza sospetta

Testimonianze della vita di paese durante il periodo bellico e postbellico attraverso notazioni di costume, quadretti all'aria aperta, reminiscenze fiabesche colti senza la pretesa di trasfigurarli e nobilitarli nei termini dell'immaginazione poetica tradizionale. di GIORGIO PARAVENTI

 

 

Don Antonio era un parroco appariscente a causa della sua mole, la voce baritonale e la costante agitazione delle braccia e del corpo.

Proverbiale era il suo appetito mai completamente appagato, a causa del quale si era fatto una fama tale, che i suoi parrocchiani solevano dire:

 

"mettere Don Antonio in cucina è lo stesso che porre un gatto a guardia di un prosciutto".

 

La maestria con cui la moglie di Guidarello preparava il formaggio era nota in tutto il paese.

Don Antonio non mancava mai di tesserne le lodi, per questo fu giocoforza invitarlo a pranzo per assaggiarlo. 

Antipasto era costituito dai crostini fatti con i maghetti di pollo, seguirono le tagliatelle condite con saporitissimo sugo di carne mista, vennero poi gli arrosti di pollo e coniglio e, prima di passare al dolce, entrò in scena il famoso formaggio.

La Vernaccia, con il suo rubinello rossore, troneggiava nel fiasco emanando profumi inebrianti.

Dalla vasta arola del camino, dove prosciutti, lonze e salsicce subivano la sfumatura, provenivano aromi in grado di stimolare l'appetito anche ai magri più convinti. 

Il pranzo era stato comprensibilmente lauto, ma solamente alla comparsa del formaggio, Don Antonio disse :

 

“questo cascio burroso e fine chiude in maniera perfetta lo stomaco

suggellando un pranzo squisito”.

 

Guidarello e la moglie furono visibilmente soddisfatti delle belle parole di elogio, ma in cuor loro pensavano quanto erano costate e si auguravano di non dovere soddisfare, di nuovo, la voracità del prete.

Non avevano calcolato, tuttavia, le varie forme di pressione che il sacerdote era in grado di mettere in atto. 

E così fu; dovettero invitare di nuovo il parroco a pranzo.

Ma questa volta, memori di quanto il sacerdote aveva detto a proposito del pregio del formaggio di chiudere lo stomaco e per limitarne l'insaziabilità, proposero l'assaggio del formaggio prima dell'antipasto. 

A quella vista Don Antonio capì l'antifona e, da perfetto conoscitore dell'animo umano, esclamò:

 

“antipasto di pecorino apre in maniera eccellente lo stomaco”.

 

Guidarello e la moglie, facendo buon viso a cattivo gioco, dovettero portare a tavola tutte le abbondanti portate previste. 

Il nostro parroco, d'abitudine, frequentava il bar del paese per dire la sua nelle animate discussioni politiche e per conoscere i prezzi di mercato dei prodotti agricoli (gestiva con solerzia il podere della parrocchia).

Non faceva mancare la sua solidale partecipazione alla locale squadretta di calcio, riscuotendo, così, anche l'unanime apprezzamento dei giovani.

Questa sua intensa attività extra-parrocchiale, tuttavia, incideva negativamente sul calendario dei riti religiosi; in particolare si dimenticava, alle volte, di dire le messe per i defunti, già promesse e, soprattutto, pagate in anticipo dai fedeli. 

Gastigo, vissuto sin da piccolo in perfetta simbiosi con la natura, non svolgeva un mestiere in particolare, dedito com'era alla caccia, alla pesca e alla raccolta dei funghi.

Per questa sua consuetudine di vivere allo stato quasi selvaggio, mal sopportava le regole della società civile perciò frequenti erano i suoi colloqui con le forze dell'ordine a causa degli strappi alle regole.

Non si era sposato; era sempre campato con la madre.

La donna, purtroppo, morì, e Gastigo, nonostante il suo inveterato spirito misantropo, si sentì improvvisamente solo.

Il suo atteggiamento divenne, così, ancor più cupo ed era raro vederlo intrattenersi con qualche paesano.

La cerimonia religiosa del funerale della madre, tuttavia, l'aveva segnato; per cui, anche se non fu una vera e propria conversione, non rimase completamente refrattario al pensiero sacro.

Iniziò, in tale maniera, a far dire delle messe a suffragio dell'anima della madre.

Incontrando Don Antonio, pertanto, le commissionò la messa e per garantirsi una celebrazione certa, lo pagò in anticipo.

Il prete, come al solito, accettò l'offerta, ma non fu in grado di comunicare subito la data della cerimonia poiché non aveva con se l'agenda .

I suoi mille impegni, poi, presero il sopravvento; perciò, quando incontrò Gastigo dopo alcuni giorni, fu punto e da capo: dovette di nuovo giustificarsi e rimandare il rito religioso.

Dopo il terzo rinvio, però, Gastigo, seriamente preoccupato, se ne venne fuori con una perentoria frase che lasciò interdetto Don Antonio:

 

“Voi Don Antonio, sempre mi dite,

che da quanto c'avete da fà

non chiudete occhio,

ma io non vorrei che ,

in mezza a tutta questa confusione,

il soldi d'la messa gissero a rocchio”.

 

Il sacerdote lo tranquillizzò immediatamente dicendo, quasi risentito:

 

“casa dici! cosa dici!”

 

ma in cuor suo sapeva che Gastigo un pò di ragione l'aveva.

 

Di lì a pochi giorni, pertanto, la messa a suffragio della madre di Gastigo fu celebrata e la polemica si placò. 

Gastigo, seppur soddisfatto, ebbe un'ulteriore conferma di avere fatto la scelta giusta con il vivere più in mezzo alla natura che tra gli uomini.

Il messaggio che essa trasmette, incessantemente, a suo dire, è privo d'ipocrisia, rispettando il quale ci si può elevare, ancor di più, nello spirito.

 

 

Castelplanio 06.12.02

 

LA PASTORELLA ILLIBATA

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