Un bel dě vedremo

Testimonianze della vita di paese durante il periodo bellico e postbellico attraverso notazioni di costume, quadretti all'aria aperta, reminiscenze fiabesche colti senza la pretesa di trasfigurarli e nobilitarli nei termini dell'immaginazione poetica tradizionale. di GIORGIO PARAVENTI

 

 

La piccola casa,

di due stanze appena,

le finestre illuminate,

spesso aveva;

la sarta, al primo chiarir dell'alba in piedi,

fin nella notte silenziosa,

a confezionar proseguiva operosa.

 

Era,

degli abiti femminili l'abile cucitrice ,

da tutti ricercata,

per estro e fantasia;

sapeva, inoltre,

dispensare gioia e simpatia.

 

Le allieve,

che seguire volevano

le orme di Maria

nella piccola stanza erano molte;

all'improvviso, il lor garrulo vociar cessava,

se il melodramma in scena entrava.

 

Al lavoro attente

ma con il fiato sospeso,

il novellare ascoltavano delle immortali opere:

Tosca, La Traviata, Boheme, Madama Batterfly,

Sonnambula, Lucia di Lammermoor,

Pagliacci ,Cavalleria Rusticana, Rigoletto,

Il Barbiere di Siviglia, Otello e Il Trovatore.

 

Ammirate,

per la voce che si trasformava in canto,

le sartine,

attratte si sentivano dal dramma,

come d'incanto.

La tensione, all'apice giungeva,

con la straziante aria della speranza

della figlia del Sol Levante:

 

"un bel dě, vedremo

levarsi in fil di fumo sull'estremo

confin del mare”.

 

 

Castelplanio 21.03.02

 

 

LA PALLA DI PEZZA

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DI QUELLA PIRA