La Maria

Testimonianze della vita di paese durante il periodo bellico e postbellico attraverso notazioni di costume, quadretti all'aria aperta, reminiscenze fiabesche colti senza la pretesa di trasfigurarli e nobilitarli nei termini dell'immaginazione poetica tradizionale. di GIORGIO PARAVENTI

 

 

Nella sua piccola casa

Luisa era sola.

Non piangeva.

Animata era, da una gran fretta.

Sin dal mattino

da angoscianti pensieri era inseguita.

L'ininterrotto cozzo dei marosi sulle rocce

percepiva,

al suo Luigi pensava,

che più rivisto forse non avrebbe,

alla sua infranta felicità, pensava.

 

La partenza, tuttavia,

serena era stata,

a tratti,

morbosamente sconvolgente;

una soave spossatezza, nelle membra,

quell'insolito bacio,

al consueto viver strappato,

aveva lasciato.

 

Qual fuscello,

dal turbine sradicato,

la paranza ,

intorno a sé, roteava.

Il soffio della tramontana,

mugghiar facea la poppa,

i marinai, intirizziti e costernati,

alle loro più riposte energie

facevano appello

per opporsi alla furia del vento,

agli schiaffi dell'acqua,

al terrore dei boati,

ma le terribili forze,

sembravano avere il sopravvento.

 

Luigi,

nonostante dell'acqua salata il gelido lavacro,

quel fremito,

che dai caldi labbri di Luisa

proveniva,

ancora sentiva.

 

Per non farsi dalle onde travolgere

alla corda, intorno all'albero ancorata,

s'aggrappava

e, fino a farsi sanguinar le mani,

la serrava.

 

Con la tempesta,

al culmine dello sconquasso,

improvvisa si parò davanti un'onda immensa

dalla cresta ricurva

che la barca parve seppellire.

Ma il monte d'acqua

sotto la chiglia scivolò;

la Maria dal vortice non fu risucchiata.

Le gocce del sangue di Luigi

d'un tratto,

di un pallido color rosa

il mare avevano tinto e,

come per soprannaturale intervento

della devastante procella,

il vigor avevano spento.

 

Castelplanio maggio 2003

 

 

 LA MIETITURA ALLA MARCA

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